Mostra "Arti e Mestieri nella Fotografia Bresciana del '900" di GIORDANO ANSELMI, EROS FIAMMETTI e PIERO VISTALI.
Presso il Foyer del teatro Comunale, Piazza Roma, Marmirolo sarà visitabile la mostra "Arti e mestieri nella Fotografia Bresciana del '900" di Giordano Anselmi, Eros Fiammetti e Piero Vistali.
Giorni: sabato 24 e domenica 25 settembre 2022
Orari: dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.00
Ingresso libero e gratuito.
Uno speciale ringraziamento al Museo Nazionale della Fotografia - Cinefotoclub Brescia per la gentile concessione.
La Mostra:
La mostra raccoglie trenta fotografie provenienti dall’archivio del Museo Nazionale della Fotografia di Brescia di tre importanti fotografi bresciani del dopoguerra: Giordano Anselmi, Eros Fiammetti e Piero Vistali.
Attraverso il loro bianco e nero e il loro sguardo sulla quotidianità che vivevano ogni giorno, hanno raccontato quei mestieri, quei lavori, quel “piccolo mondo antico” che sentivano si sarebbe inevitabilmente perso.
Hanno lasciato traccia di persone, di luoghi, di gesti antichi che ancora oggi colpiscono per la loro spontaneità e delicatezza.
Gli Autori:
GIORDANO ANSELMI (1908 - 1987)
Figlio del fratello di Barbara Anselmi, moglie del pittore Emilio Rizzi, fu il proprietario di una torrefazione di caffè in Contrada Bassiche, Giordano coltiva fin da giovane l’interesse per la fotografia.
Fu membro del Cinefotoclub e della FIAF, e proprio agli inizi degli anni ’50 dette una svolta significativa alla sua attività artistica.
Nel 1951 fu l’unico bresciano selezionato per partecipare alla Mostra nazionale d’arte fotografica di Milano e al Festival internazionale del fotocolore di Torino, e negli anni seguenti espose a diverse mostre, saloni, festival in Italia e nel resto del mondo, dall’Europa, all’America, dall’Asia all’Australia.
Alla primavera del 1952 e del 1954 risalgono due mostre personali realizzate presso il salone di via Gramsci dell’Associazione Artisti Bresciani, recensite positivamente sulla stampa locale.
Giordano Anselmi viene descritto come un’anima solitaria ed estrosa, dotato di un’acuta sensibilità con la quale raccontò la sua terra attraverso scorci di strade cittadine, paesaggi, ambienti e persone, in maniera sempre lirica e poetica.
Giordano Anselmi utilizzò sempre macchine fotografiche di altissimo livello come Zeiss Ikoflex II A 6x6, Mamya C3 6x6, Zeiss Super Ikonta 6x9, Zeiss Miroflex 9x12, stampando in bianco e nero su carta Agfa Bravira, una splendida carta mat, oggi conservate nell’archivio del Museo Nazionale della Fotografia di Brescia.
EROS FIAMMETTI (1932)
Nato nel 1932, inizia a fotografare alla fine degli anni 40 con una Box Kodak 6x9 cm, casualmente, lavorando per tutta la vita come radiotelegrafista.
Socio del Cinefotoclub, fondò nel 1963/64 insieme a Giuseppe Palazzi, il gruppo dei “Tre archi”, che per alcuni anni fu il punto di riferimento per la fotografia in bianco e nero.
Numerose le sue serie, partendo dal suo racconto di Astrio, frazione di Breno, fotografata a partire dal 1950 fino al 1975, all’epoca isolata, non raggiunta da una strada degna di questo nome di cui racconta la piccola comunità, bloccata in un tempo immobile attraverso una sguardo fatto di pudore e sensibilità.
Nel 1960/63 fotografa in Valcamonica la Val di Grigne, zona di fusine e trafilerie.
Ha raccontato dei suoi uomini, degli spazi quasi claustrofobici in cui lavoravano, dove ogni gesto trasudava energia e fierezza.
Per arrivare alle serie cittadine, lo sfratto in Via Milano del 1964/65 e il concorso ippico a Campo Marte del 1961/66. Due facce della stessa medaglia: da una parte il vecchio quartiere operaio che stava subendo la trasformazione verso la modernità, dove le vecchie case stavano lasciando il passo ai nuovi condomini, dall’altra la vita lussuosa e cotonata di coloro che partecipavano al concorso interregionale ippico, tra splendidi cavalli e abiti eleganti.
PIERO VISTALI (1922 - 2001)
Nato nel 1922 e scomparso nel 2001, fu il tipografo del giornale cittadino con la passione della bicicletta (ne teneva una sempre accanto al letto).
Le sue fotografie, definite di grande “realismo etico” dalla critica, ci rivelano il nostro territorio e la sua umanità, quella che viveva sulle montagne, in periferia, nelle campagne, nei paesi.
Con la sua vecchia macchina fotografica a soffietto con un obbiettivo Zeiss ci ha lasciato il volto storico di Brescia e provincia, dei suoi mestieri, della sua vita sociale e dei suoi costumi.
Secondo Vistali l’attimo decisivo andava atteso, e la realtà andava rubata e poi truccata; al buio della camera oscura dava il suo tocco personale ai negativi, usava carte dure, opacizzava i negativi, solarizzava, bruciava.
Le sue storie individuali hanno la capacità oggi di trasformarsi in una storia collettiva di genti bresciane.
Apprendista pittore, dopo decenni trascorsi a fotografare, tornò a dedicarsi alla sua prima passione più tardi, quando la fotografia non lo divertiva più, proprio come fece il grande fotografo francese Henri Cartier Bresson.
Vistali diceva: “Andare, vedere, tornare e aspettare il momento giusto di luce. La fotografia è un colpo di luce che viene dal cielo solo in un determinato momento e non dal tubetto di colore che è sempre disponibile”.
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